Chiesa della Maddalena
Costruita tra il 1620 e il 1632, sul sito di una precedente cappella posta sotto lo stesso titolo.
L’impianto della chiesa è a tre navate di pari lunghezza, ma la larghezza della navata centrale e circa doppia rispetto a quella delle due navate laterali. Non c’è il transetto e la navata centrale culmina in un abside a pianta rettangolare. Guardando l’abside, sul lato destro si scorge la porta della sagrestia ed in fondo alla sagrestia c’è la porticina da cui si sale al campanile. Al di sopra della sagrestia è ricavata una stanza di pari dimensioni, ad uso deposito.
A quest’ambiente si accede da una porticina che si trova dopo un paio di rampe nella torre campanaria.
Il campanile è successivo alla costruzione della chiesa essendo stato realizzato solo nel 1766 durante l’arcipretura di Don Vito Matteo Marinelli, come si legge sulle due iscrizioni presenti in cima al campanile rispettivamente sui lati est e sud.
Il campanile, dalla cornice aggettante in su, ad esclusione della cupola a cipolla, ha tutti gli elementi tipici dell’architettura barocca: oculi, capitelli, ciondoli, angoli smussati e concavi.
Simmetricamente alla porta della sacrestia, alla fine della navata sinistra, si apre una porta che permette l’accesso in chiesa direttamente dall’atrio del castello.
Sui due lati nord e sud, al di sopra delle navate laterali, si aprono sei finestre, tre per lato. Sul lato sud le finestre, dalla parte esterna, sono coperte con degli archi per attenuare la luce. Per oltre due secoli, la chiesa è stata un cimitero ed era quindi essenziale cercare di mantenere l’ambiente quanto più fresco possibile.
La facciata della chiesa è definita a vento perché la parte superiore, dall’altezza del marcapiano, si protende isolata al di sopra della copertura. La trabeazione della facciata è a scivolo sui fianchi ed inarcata al centro. Al centro del timpano è presente un’apertura quadrilobata.
La facciata, di uno stile barocco dalle linee molto semplici, è successiva alla costruzione della chiesa, perché va a ricoprire il paramento murario dell’androne del castello, che sappiamo essere stato realizzato nel 1675. Probabilmente è stata rifatta in occasione della costruzione del campanile ed è molto simile a quella della chiesa di Sant’Oronzo alla Grotta, a Turi, costruita a metà ‘700.
Alla chiesa si accede mediante tre portali; quello centrale risulta essere più grande e sormontato da una cornice aggettante.
La struttura è innalzata rispetto al piano stradale di alcuni gradini. Questa sopraelevazione è necessaria un po’ per compensare un leggero dislivello esistente tra la parte centrale dell’atrio del castello e la strada, ed un po’, a causa dei sepolcri presenti al di sotto.
L’interno della chiesa è diviso in tre navate mediante possenti colonne a sezione quadrata. La navata centrale ha la volta a botte in cui sono presenti le unghiate delle finestre ovoidali. Le navate laterali sono divise in tre campate con volte a vela.
L’altare maggiore, dedicato alla Madonna del Carmine, da sempre protettrice di Sammichele, è posto nell’abside a sua volta chiuso da una balaustra semicircolare interamente in pietra con ricche lavorazioni. Alle spalle dell’altare vi è un ampio postergale in legno, abilmente decorato, che copre tutta la parete di fondo. Al centro vi è una tela raffigurante la “Madonna con Bambino ed Anime Purganti”, mentre ai lati ci sono due dipinti raffiguranti, a sinistra San Vincenzo Ferreri e a destra San Girolamo. Sulla parete sinistra si ammira una grande pittura murale in cui è rappresentata la nascita di Gesù, in alto medaglioni con le immagini di S. Francesco d’Assisi e S. Francesco da Paola. Sulla parete destra del presbiterio vi è un’altra grande pittura murale raffigurante probabilmente la nascita di Maria tenuta in braccio dalla levatrice. Nel letto è raffigurata Sant’Anna, madre di Maria, assistita dal marito San Gioacchino. In alto ovali raffiguranti S. Filippo Neri e S. Ignazio. Sulla volta è raffigurata la gloria della Vergine. Tutte queste opere del Settecento, sono di autore ignoto. È comunque evidente l’intenzione del committente, recepita dagli esecutori dei dipinti, di emulare, sia nell’organizzazione degli spazi sia nelle scelte iconografiche i pregevoli modelli napoletani e sperimentati in tante chiese della nostra regione, vicine e lontane, durante il Seicento ed il Settecento. Tali pitture sono tornate alla luce nel 1982, durante alcuni lavori di restauro della chiesa, dopo essere state coperte dalla calce per circa 150 anni.
Al centro di ognuna delle navate laterali c’è un altro altare in pietra riccamente elaborato. L’altare di destra, in origine denominato del SS. Sacramento o del Purgatorio, porta nel paliotto inciso il nome Aresta. Tal Francesco Antonio d’Aresta risulta essere stato priore della Cappella del Carmine nel 1729, ed è probabile che sia stato lui a “sponsorizzare” la costruzione dell’altare. Sull’altare di sinistra trova posto una splendida statua lignea di San Michele Arcangelo di probabile scuola napoletana del XVII secolo. Tutte di queste opere sono di autori ancora ignoti.
Sempre nella navata di sinistra, adiacente alla porta di accesso dall’atrio del castello, è presente un altro altare, dedicato all’Addolorata, in pietra dipinta e di uno stile barocco sicuramente più elaborato dei precedenti. Una particolarità di questo altare è che sono presenti tre pezzi di un antico presepe: la Madonna e San Giuseppe posti ai due lati dell’Addolorata, mentre un putto, che con le mani sostiene un cartiglio, è posto in alto poggiato sulla nicchia. Anche se per ora non esiste alcuna conferma in merito, la tecnica scultorea delle tre statue appare molto vicina a quella di Paolo da Cassano, un artista molto attivo nella prima metà del ‘500. Potrebbero essere gli unici elementi rimasti dell’antica chiesa della Maddalena. Tale altare è stato recentemente restaurato come sono state restaurate le pitture murali dell’abside.
Al di sotto della chiesa si trovano tre sepolcri, in uso sino al 1844 e denominati: del fonte battesimale, del SS. Sacramento e della Madonna del Carmine. Ad un quarto sepolcro, situato sempre sotto il pavimento della chiesa, si accede dall’atrio dell’adiacente castello Caracciolo.